Fondata secondo Virgilio nel 1185 a.C. da Antenore, principe troiano, Padova testimonia in realtà un’origine antichissima attribuita alla popolazione dei Veneti antichi e compresa tra il XIII ed l’XI secolo a.C.
La città è stata una delle capitali culturali del ‘300: le testimonianze pittoriche del XIV secolo, prima fra tutte la decorazione della Cappella degli Scrovegni affrescata da Giotto, la rendono un nodo cruciale negli sviluppi dell’arte medievale occidentale.
A favorire un certo fervore culturale fu la signoria dei Carraresi, capaci di trasformare la città in uno dei principali centri del preumanesimo.
Particolare dell’affresco di Giusto de’ Menabuoi raffigurante una veduta della città
E’ conosciuta anche con il nome di città del Santo: i resti di S. Antonio, francescano portoghese nato a Lisbona nel 1195, sono custoditi all’interno della Basilica a lui intitolata. Questa rappresenta una fondamentale meta di pellegrinaggio e uno dei principali monumenti cittadini.
Nel 1524 fu costruito per la prima volta dopo l’età classica uno spazio interamente dedicato alle rappresentazioni teatrali: la Loggia Cornaro. Vent’anni dopo si costituì legalmente la prima società di commedianti professionisti.
Nel 1829 Padova fu la sede del Primo Convitto Rabbinico, un’importante istituzione dell’ebraismo italiano.
Dal 1222 è sede di una delle università più antiche del mondo: nel 1678 vi si laureò Elena Lucrezia Corner Piscopia, la prima donna laureata della storia.
I primi insediamenti risalgono all’XI-X secolo a.C. e rappresentando Padova uno dei primi centri della cultura paleoveneta, l’antica città si sviluppò all’interno di un’ansa del fiume Brenta.
A partire dal 226 a.C. i patavini strinsero un’alleanza con i romani contro i Galli Cisalpini e dal 49 a.C. la città divenne un municipium romano. In epoca romana Padova fu patria di Tito Livio, eccelso storico latino, e di molte altre insigni personalità.
Rimanendo solida dopo la caduta dell’impero romano fu più volte devastata dalle invasioni barbariche, che portarono allo spopolamento della città. Verso la fine del VIII secolo la stabilità portata dal Regno di Carlo Magno e gli interventi idrici effettuati dai benedettini ne rilanciarono l’economia.
Nel Basso Medioevo Padova si distinse come libero comune, partecipando alla Lega Veronese e alla Lega Lombarda contro l’imperatore Federico Barbarossa.
Dopo la dominazione da parte di Ezzelino III da Romano si instaurò la signoria retta dai Carraresi: se da un lato la loro ambizione portò ad un rinnovato splendore per la città, dall’altro determinò la principale causa di sconfitta della signoria nei confronti della Repubblica di Venezia, che conquistò Padova nel 1405 al termine della Guerra di Padova.
Pur limitandone l’autonomia, Venezia garantì secoli di pace e tranquillità alla città: sotto la sua guida divenne uno dei centri dell’aristotelismo e fu in grado di richiamare illustri personaggi al suo seguito (primo tra tutti Galileo Galilei, che insegnò all’università di Padova dal 1592 al 1610)
Alla caduta della Serenissima (1797) Padova fu ceduta all’Austria da Napoleone Bonaparte, rimanendo sotto dominio austriaco fino al 1866 quando l’intero territorio veneto fu annesso al neo istituito Regno d’Italia in seguito alla Terza Guerra d’Indipendenza.
Durante la Seconda Guerra Mondiale fu un importante centro della resistenza contro il nazifascismo: per questa ragione, grazie ai suoi gruppi studenteschi, l’Università di Padova fu l’unica università italiana a ricevere la Medaglia d’Oro al Valor Militare.
A partire dal periodo medievale la città sviluppa tre differenti cerchie di mura difensive.
La prima cerchia, costruita tra il 1195 ed il 1210, è quella delle mura ”comunali” in quanto erette durante il periodo del libero comune padovano. Ne restano tre porte: porta Molino, porta Altinate e porta della Cittadella Vecchia e alcuni tratti oggi irrimediabilmente inglobati tra le costruzioni moderne.
Nel corso del ‘300 furono edificate le mura ”carraresi”, costruite in gran parte durante l’omonima signoria.
Nel 1513 iniziarono i lavori di costruzione delle mura ”veneziane” e ”rinascimentali” volute dalla Serenissima a seguito dell’assedio subito dalla città nel 1509 ad opera delle truppe della Lega di Cambrai.
E’ uno dei santuari più venerati e una delle chiese più grandi al mondo. L’antistante piazza del Santo ospita il monumento equestre al Gattamelata, una scultura bronzea realizzata da Donatello tra il 1446 ed il 1453 durante il suo soggiorno in città.
Fu edificata progressivamente a partire dal 1232 e la costruzione si protrasse fino al 1310, con continue aggiunte e decorazioni fino agli anni recenti. Ospita il sepolcro contenente il corpo di Sant’Antonio e all’interno della Cappella delle Reliquie vi sono, tra gli altri reperti, la lingua e l’apparato vocale del Santo, ottimamente conservati.
L’interno è completamente decorato e vi si annoverano opere fondamentali dell’arte medievale italiana, tra le quali la Cappella del Beato Luca Belludi, decorata da Giusto de’ Menabuoi e la Cappella di San Giacomo affrescata da Altichiero da Zevio.
Adiacente al Santo, fu edificato per volere del marchese di Soragna Raimondino Lupi come cappella sepolcrale di famiglia. Fu eretto a partire dal 1377 e decorato inizialmente da Altichiero da Zevio (il ciclo pittorico fu concluso dal nipote di Raimondino, Bonifacio Lupi, nel 1384)
Situata in Prato della Valle, spicca ove un tempo sorgeva una basilica edificata nel VI secolo per volere del prefetto del pretorio d’Italia ostrogoto Venanzio Opilione. Sul luogo sorse poi un monastero e nel 1501 si posero le basi per la chiesa dall’aspetto attuale.
Ospita dal 1627 il corpo di Santa Giustina e si presenta oggi, oltre che come meta di pellegrinaggio e di preghiera, come un prezioso scrigno di opere d’arte.
Vi si possono trovare infatti:
Fin dal tempo dei romani sorgeva qui una cattedrale intitolata a Santa Giustina, che venne in seguito dedicata a Santa Maria e finalmente consacrata nel 1075, dopo numerose modifiche e ricostruzioni. La basilica crollò nel 1117 a causa del terremoto che colpì tutta l’area veneta (epicentro a Verona).
Venne quindi edificata una nuova cattedrale su progetto dell’architetto Macillo: questa venne consacrata il 24 aprile 1180, mentre nel 1227 si ricostruì il campanile.
Nel 1522 iniziarono i lavori di ammodernamento voluti dal vescovo Pietro Barozzi: prendeva così avvio un monumentale cantiere che vide il prevalere del disegno realizzato da Michelangelo Buonarroti in sostituzione di quello ideato da Jacopo Sansovino.
La nuova cattedrale, che ricevette il titolo di basilica minore, venne consacrata il 25 agosto 1754.
All’interno della basilica, nella Cappella della Madonna dei Miracoli, è posta una piccola icona risalente all’epoca bizantina: ritenuta un tempo opera di Giotto, è ora meta di un intenso pellegrinaggio.
Il battistero di Padova, risalente al XII secolo e collocato alla destra della cattedrale, subì durante il XIII secolo numerosi rimaneggiamenti e venne consacrato dal Guido, patriarca di Grado. Essendo il mausoleo dei Carraresi, venne decorato con scene pittoriche interamente dedicate al Cristo Pantocratore, opera considerata il capolavoro di Giusto de’ Menabuoi.
Adiacente alla costruzione si trova la casa canonicale di Francesco Petrarca, nominato canonico della basilica nel 1349, per intercessione da parte di Jacopo II da Carrara.
Intitolata a Maria Vergine Annunciata fu edificata per volere di Enrico Scrovegni, un ricchissimo banchiere padovano che agli inizi del ‘300 aveva acquistato da un nobile decaduto (tale Manfredo Dalesmanini) l’area dove un tempo sorgeva l’antica arena romana di Padova.
Per decorare la cappella fu interpellato l’artista fiorentino Giotto, che dipinse l’intera superficie con un progetto iconografico e decorativo unitario, ispirato probabilmente dal teologo Alberto da Padova.
Le storie di Gioacchino ed Anna, Maria e Cristo – poste sulla fascia superiore della parete – sono incentrate sul tema della salvezza. Sulla fascia inferiore vi è un ciclo legato ai Vizi e alle Virtù mentre sulla contro-facciata campeggia il maestoso Giudizio Universale.
Si tratta di un oratorio di origine medievale che ospitò la Fraglia (corporazione) di San Rocco, edificato su preesistenze tra il 1525 ed il 1542 per volere della stessa.
E’ costituita da due sale: quella inferiore è affrescata con scene della vita di San Rocco, realizzate da Domenico Campagnola, Gerolamo Tessari, Gualtiero Padovano, Stefano dall’Arzere e Johannes Stephan van Calcar. Nel 1697 sull’altare venne posta la Madonna con Santi realizzata da Alessandro Maganza.
Fondata nel 1076 dal vescovo di Padova Olderico, raccoglie le sepolture di illustri personaggi:
Le nicchie della facciata ospitano due statue raffiguranti Santa Giustina e San Daniele Martire, opera di Francesco Rizzi.
La volta è opera ad affresco di Sebastiano Santi e raffigura storie relative alla vita di San Daniele, mentre ai lati vi sono due tele di Giovan Battista Langetti con i Santi Pietro e Paolo.
Secondo la tradizione si tratta di una chiesa fondata da San Prosdocimo sulle rovine pagane di un tempio dedicato ad Apollo, mentre la dedicazione alla Santa evocherebbe un’origine bizantina. Nella chiesa si venerano anche i corpi della beata Beatrice I d’Este e della beata Elena Enselmini.
La basilica odierna venne edificata tra il 1070/1080 ed il 1170 con una vicenda costruttiva di difficile lettura. La chiesa rappresenta una delle più importanti testimonianze del romanico veneto in Italia.
Vi si conserva il fonte battesimale dove ricevettero il Sacramento Livia e Gianvincenzo, i figli di Galileo Galilei.
La chiesa venne edificata a partire dal 1416 per volere di Baldo de’ Bonafarii e la sua consorte Sibilla de Cetto, che finanziarono interamente l’opera.
L’edificio sorse a croce latina, in stile gotico, e fu consacrato il 24 ottobre 1430. Agli inizi del ‘500 la chiesa fu ingrandita sotto la direzione dell’architetto Lorenzo da Bologna.
Vi sono sepolti numerosi personaggi illustri tra i quali Ferdinando Carlo di Gonzaga-Nevers, ultimo duca di Mantova, ed il pittore Francesco Squarcione, maestro di Andrea Mantegna e di Cosmè Tura.
All’interno, su una contro-facciata, è posta l’Ascensione di Paolo Veronese mentre la seconda cappella della navata sinistra risulta interamente affrescata da Gerolamo Tessari (rappresentando probabilmente l’apice della carriera dell’artista).
Sulla navata sinistra, sacrificata alla vista, campeggia la pala di Pietro Liberi raffigurante la Trinità con i Santi Diego, Antonio e Francesco.
Fanno parte del complesso anche il chiostro di San Francesco, il chiostro di Sant’Antonio e la Biblioteca di San Francesco Grande ”Sala Carmeli”.
E’ un complesso di edifici composto da palazzi di epoche differenti ma collegati tra loro.
Fanno parte del complesso: Il Palazzo della Ragione, il Palazzo del Consiglio, la Torre Bianca degli Anziani, il Vicariato (o Palazzo degli Anziani), il Volto della Corda, il Palazzo del Podestà, l’Ala Moretti-Scarpari e il Palazzo delle Debite.
Il Palazzo della Ragione era l’antica sede dei tribunali cittadini di Padova. Fu eretto a partire dal 1218 e sopraelevato nel 1306 da Giovanni degli Eremitani.
Il piano superiore è occupato dalla più grande sala pensile del mondo, il cosiddetto ”Salone”, coperto da un soffitto ligneo a carena di nave. Il ”Salone” è affrescato da un grandioso ciclo a tema astrologico basato sugli studi di Pietro d’Abano, seguace di Averroè. Nella sala sono conservati una copia lignea rinascimentale del cavallo del monumento al Gattamelata (realizzato da Donatello), due sfingi egiziane portate dall’Egitto nell’800 da Giovanni Battista Belzoni e un pendolo di Foucault.
E’ la storica sede dell’Università di Padova dal 1493. Vi si trova all’interno il più antico teatro anatomico del mondo.
Nell’aula magna è conservata la cattedra originale di Galileo Galilei, che insegnò qui dal 1592 al 1610.
Posta a divisione tra il palazzo del Capitanio e il Palazzo dei Camerlenghi, la torre fu edificata durante la prima metà del XIV secolo come porta orientale della Reggia Carrarese (completata nel 1343 e demolita nell’arco dei secoli successivi, ne rimangono visibili la Loggia dei Carraresi e la Sala dei Giganti, annessa a Palazzo Liviano)
La torre presenta un orologio che è la ricomposizione dell’originale meccanismo posto sulla torre meridionale della Reggia, costruito seguendo il progetto di Jacopo Dondi e danneggiato nel 1344.
L’arco di trionfo sottostante è opera dell’architetto Giovanni Maria Falconetto e risale agli anni 30 del ‘500.
E’ un palazzo intitolato allo storico Tito Livio, edificato su iniziativa di Carlo Anti, rettore dell’Università di Padova dal 1932 al 1943. Il progetto appartiene all’architetto Gio Ponti e tra il 1937 ed il 1940 l’atrio venne affrescato con un ciclo pittorico eseguito da Massimo Campigli, dedicato all’archeologia.
Nel 1937 al terzo piano vi fu allestito il Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte, che tuttora conserva importanti testimonianze dell’antichità e del rinascimento padovano.
Il palazzo è attualmente sede del dipartimento di Beni culturali, Archeologia, Storia dell’arte, Cinema e Musica dell’Università di Padova.
Con una superficie di 88.620 metri quadri è la più grande piazza di Padova e la più vasta piazza d’Europa.
La configurazione attuale risale al XVIII secolo e si compone di un’isola ellittica centrale (chiamata isola Memmia) circondata da una canaletta.
Fin dal primo medioevo si trattava di una zona paludosa, gravata da frequenti inondazioni. La soluzione al problema fu trovata solo nel 1775, quando l’area venne bonificata secondo il progetto di Andrea Memmo, assumendo l’aspetto attuale.
Attorno alla piazza e alla canaletta vi sono 78 statue raffiguranti personaggi illustri, storici e mitologici, legati alla città di Padova.
Comprendono:
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