Situato sull’omonimo colle che sovrasta la città, il Santuario della Madonna di Monte Berico è la meta di culto per eccellenza per i pellegrini che si recano a Vicenza.
Secondo la tradizione, tra il 1426 e il 1428 alla contadina di Sovizzo Vincenza Pasini apparse la Madonna, la quale richiese di far edificare come offerta una chiesa a lei dedicata, in modo da lenire e sconfiggere la grave epidemia di peste che imperversava a Vicenza.
Venne così costruita una prima chiesa gotica a cavallo del 1430: la gestione fu affidata all’Ordine di Santa Brigida, che abbandonò il complesso nel 1435, consegnandolo di fatto ai Servi di Maria.
Attorno al 1450 risultavano completi il chiostro, la foresteria, l’infermeria e il campanile.
Nel 1480 circa, su progetto di Lorenzo da Bologna, fu sostituito il vecchio coro, mentre la sacrestia e la cappella maggiore vennero edificati attraverso il ricavato ottenuto dalla vendita di un’indulgenza, concessa nel 1476 dal vescovo Giovanni Battista Zeno.
L’architetto Andrea Palladio disegna, nel 1562, un progetto per la nuova realizzazione di un moderno tempio a pianta centrale, che verrà però accantonato. Nel 1578-1579 il Palladio progetta un’aggiunta alla chiesa primaria di 12 metri per lato a pianta quadrata, che verrà realizzata.
Nell’agosto del 1630, terminata una gravissima epidemia di peste, si decise di ampliare la chiesa utilizzando come base il progetto palladiano del 1562, al quale l’impresario Carlo Borella riserverà delle modifiche. Venne così realizzata la seconda chiesa.
Nel 1780 vennero edificati i portici progettati da Francesco Muttoni, le tre nuove grandi scalinate laterali sorsero nel 1817, mentre nel 1826 venne avviata la sostituzione del campanile.
La facciata subì un vero e proprio restyling ad opera dell’architetto Giovanni Miglioranza, che lo trasformò in stile neogotico nel 1860.
Nel 1904 la chiesa fu elevata da Papa Pio X al rango di basilica minore.
Le sculture che troneggiano sulla facciata, emblema di Santi, Allegorie e Virtù, sono riconducibili alla maestria di Orazio Marinali, Giacomo Cassetti e di Francesco Cabianca.
Le statue disseminate lungo il santuario sono tutte di paternità della bottega del Marinali.
Nell’antico refettorio dei frati si può notare la tela raffigurante la Cena di San Gregorio Magno, realizzata nel 1572 da Paolo Veronese. Particolarità di quest’opera è la scenografia, che con la sua loggia e le sue colonne corinzie rimanda all’architettura del Palladio.
Nella stessa sala si trovano due tele di Alessandro Maganza: la Vergine con i quattro evangelisti e il Battesimo di Cristo.
All’interno della chiesa si possono trovare anche altre opere di pregiata fattura: stalli intarsiati del 1400, l’opera di Bartolomeo Montagna risalente ai primi anni del 1500, raffigurante la Pietà, un telero del pittore veneziano Giulio Carpioni, risalente al XVII secolo e alcune pale d’altare realizzate in epoche differenti.
All’interno del complesso è presente anche un museo che raccoglie dipinti, oggetti sacri, ex voto e paramenti liturgici.
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